mercoledì 20 luglio 2011

Come gli spaghetti

Si può guardare un piatto di spaghetti e non pensare a quanto siano
intrecciati fra di loro?
Mettiamo che il mondo sia questo piatto colmo di pasta. Mettiamo che
ogni singolo spaghetti siamo uno di noi.

All'inizio ogni pezzettino di pasta è circondato da tanti altri pezzi,
magari pure qualche oliva.
Il nostro spaghetti non'è che si senta a disagio, ma prima o poi c'ha
una forte voglia di andarsene, d'inizare il su cammino... e quindi fa
un primo passo, un secondo, e poi, più avanti, più in là, lo spaghetti
si imbroglia, si intreccia e si mescola fra tanti altri pezzi, altri
posti, altre olive, e man mano che se ne va lontano, nel suo percorso
conosce tanti altri modi di voltarsi e rivoltarsi fra la folla, ed
anche se in quel momento non sa ancora molto bene dove sia diretto, va
avanti, avanti, avanti tentando di non guardare mai indietro, perché
lo sguardo a quello si lascia alle spalle, fa male.

Così questo nostro caro amico continua la sua strada e nel cammino
conosce moltissimi altri spaghetti, con qualcuno di loro scopre la
passione, l'amore, la gelosia, e con altri invece deve incassare
l'indifferenza e l'oblio, ma con ognuno di loro impara qualcosa, e
prova a non fare lo stesso errore due volte, anche se si sa che in
fondo al piatto c'è una quantità abbondante d'olio e riuscire a non
scivolare di tanto in tanto diventa una impresa quasi impossibile...

Nell'altra estremità, alla fine, questo spaghetti si ritrova in un
posto che magari non aveva mai pensato di raggiungere, magari
dall'altra parte del piatto, magari accanto al punto di partenza.
Non'è importante dove sia finalmente finito.
L'importante sarebbe che lui è lì perché è stata una sua decisione.
L'importante sarebbe che essere proprio in quel punto gli è costato un
considerevole sforzo e adesso ne è pienamente convinto che quel posto
è dove stava andando.

E forse vuole restarci per un po', forse per sempre, chissà.

La scelta, in ogni caso, sarà sempre sua e soltanto sua...

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