martedì 8 novembre 2011

L'amore, che cosa buffa.

Diceva Luigi Tenco nella sua canzone "Ho capito che ti amo":

Ho capito che ti amo, quando ho visto che bastava un tuo ritardo, per
sentir svanire in me l'indifferenza, per temere che tu non venissi
più.
Ho capito che ti amo, quando ho visto che bastava una tua frase per
far sì che una serata come un'altra cominciasse per incanto a
illuminarsi.

Che bella canzone.
Ed è proprio così, cazzo. Solo che a volte quando ce ne accorgiamo di
quello che succede forse è già troppo tardi.
Tardi nel senso che senza volerlo siamo già così coinvolti che non ce
ne rendiamo conto che in quel gioco, stiamo giocando da soli.
E questo, in questi ultimi anni mi è successo un paio di volte e non'è
per niente gradevole dover smontare pezzo a pezzo, con quella faccia
di scemo, la fantasia che mentalmente avevi creato...

Perché nel mio caso, in fondo era solo quello, la mia immaginazione
che giocava da sola.

Si può bloccare l'immaginazione?
Si può giocare tante volte come ne abbiamo voglia? Anche se dopo ci si
piange su? Non'è che ci sono un numero finito di lacrime ad ogni
persona?
C'è una relazione tra il numero di volte che si gioca e la fiducia che
dopo si ha nelle persone?
Si può capire il momento giusto in cui l'immaginazione prende il sopravvento?

E se nonostante tutto... decidiamo andare avanti comunque?

Oops.

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